L’inizio di tutto: Febbraio 2015.
In una toilette dell’aeroporto di Roma. Sembra squallido.
Invece è stato privato, felice, intenso. Lì, lontana da tutto e da tutti, con il mio test in mano, sapevo già cosa avrei scoperto. Forse l’ho cercata quella lontananza dal mondo, quell’impossibilità di comunicare nell’immediato con persone conosciute. L’aereo era in partenza a breve e io sono entrata decisa in farmacia senza che nessuno mi accompagnasse.
“Un test di gravidanza per favore”
È stata la prima volta che ho fatto questa domanda senza imbarazzo, senza arrossire e senza sentirmi colpevole o sbagliata. I segni erano chiari e cercavo conferme ai miei sospetti, le conferme tuttavia erano per gli altri. A me non servivano. La testa girava e avevo il fiatone, ansia di secondo nome, come sempre. Psss… Qualche minuto e la risposta è arrivata. Urlo di gioia. Poi urlo di nuovo e di nuovo e di nuovo. Sento l’annuncio della partenza e mi affretto. Nascondo il test, che mi scambino pure per una pazza. Non voglio che nessuno lo sappia, nemmeno quelle sconosciute che mi scrutano con sguardo torbido. E non importa, perchè il mio sorriso è così largo e fiero che nessuno potrà togliermelo.
Imbarco effettuato
Fluttuo verso il grande aereo che mi porterà a casa e penso a come annunciare al mio compagno che aspettiamo un bambino. Poi il panico. Posso volare? Farò del male a lei/lui? Meglio se prendo il treno? Posso mangiare questa barretta o le farà male? Non ce lo aspettavamo così presto praticamente detto-fatto, Michele come la prenderà? Posso volare? Rallento e cerco frenetica su internet ma non capisco niente nemmeno chi sono. Cedo e chiamo un’amica. Ora non sei più solo mia.
Ecco, così ci siamo conosciute amore mio, il nostro inizio è stato in un bagno pubblico.
Avrai una storia da raccontare…
La mia di storia invece ha un inizio diverso.
Io ho conosciuto mia madre in una cabina telefonica di Parigi; non so in quale, ma è lì che mia madre ha ricevuto la notizia che di certo le avrebbe cambiato la vita. A 19 anni. Da una cabina telefonica ha chiamato papà e lui, pronto, ha letto il verdetto. Perchè all’epoca il test sul momento non esisteva: si andava a fare le analisi del sangue e si attendevano risposte. Chissà che aggrovigliamento di budella doveva sentire. Che nodo in gola.
Ognuno ha il suo inizio e probabilmente noi in famiglia non siamo esattamente brillanti in questa fase.
Ma anch’io ho una storia da raccontare.
Un giorno tu avrai, spero, un nuovo inizio e i tuoi figli avranno, a loro volta, la loro storia da raccontare. Ma l’inizio non è tutto amore mio, è solo il principio di un lungo racconto. Ed anche se non sarà esattamente come lo avrai immaginato le pagine di quel meraviglioso racconto sarai tu a scriverle. Tu e nessun’altro.
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